Esercizi di speranza (9-21 gennaio 2019)

9 gennaio-Benedizione

Sai di essere amato quando c’è qualcuno in grado di vederti per come sei, di amarti così come sei, e di scorgere in te la tua verità e le tue potenzialità. Ama veramente chi ti spinge a dare il meglio di te stesso, credendo in te quando tu non riesci a farlo, e dandoti fiducia anche quando pensi di non meritarla. Ed è così che la nota stonata della tua vita si trasforma in benedizione per te e per gli altri.

 

11 gennaio-Gloria

Siamo nati per risplendere, il buio e il Nulla non fanno per noi. Risplendere non per mettersi in mostra, ma per rivelare l’amore che ci abita perché la vera gloria sta in questo: nel dimostrare il proprio amore.

13 gennaio-Etty

In questi giorni sto risentendo l’esigenza di rileggermi un libro che adoro. È il diario di Etty Hillesum, giovane donna ebrea vittima dell’Olocausto, che è riuscita a vivere quell’orrore conservando un atteggiamento di fiducia nell’uomo, nella vita e in Dio. C’è riuscita grazie anche alla scrittura e a un costante lavoro su se stessa e sulla propria interiorità, ribaltando i comprensibilissimi sentimenti di paura e sfiducia in attaccamento alla vita, così “ricca di significato”, e amore per tutta l’umanità. Le pagine di oggi per me sono le sue, perché capita anche di ritrovarsi a corto di parole, di tempo o di energie ed è quello il momento di mettersi in ascolto. Anche questo è un esercizio di speranza. In attesa di poter scrivere un post più lungo sul blog (ci sono troppe cose da dire su Etty ❤) faccio mia la sua preghiera:

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14 gennaio-Interiorità

“È qui, ora, in questo luogo e in questo modo, che devo trovare chiarezza e pace e equilibrio. Devo buttarmi e ributtarmi nella realtà, devo confrontarmi con tutto ciò che incontro sul mio cammino, devo accogliere e nutrire il mondo esterno col mio mondo interno e viceversa, ma è tutto terribilmente difficile.” (Etty Hillesum)

Forse la maggior parte dei problemi che viviamo (o che ci facciamo) derivano da un collegamento poco efficace tra la realtà che ci circonda, fatta di persone, avvenimenti, dati oggettivi e tutto ciò che giunge fino a noi dall’esterno, e il nostro mondo interiore. Non è una cosa facile… È vero che molte cose che ci capitano non le scegliamo e dobbiamo comunque affrontarle, però quello che possiamo scegliere è chi essere di fronte a quella situazione, a quel problema, alla sofferenza che ci provoca. Possiamo decidere, nonostante tutto, l’atteggiamento da tenere di fronte alla vita, e riuscire ad essere comunque ciò che vogliamo essere, che spesso coincide con ciò che già siamo solo che ancora non lo sappiamo e dobbiamo scoprirlo. Altre volte, invece, le delusioni non arrivano dall’esterno ma dall’interno, perché magari soffriamo per delle aspettative irreali, per dei desideri mancati, o perché non ci sentiamo all’altezza. Ciò che bisognerebbe fare, però, è tentare di trovare adesso e qui il giusto collegamento tra le due parti. Da un lato, assorbire tutto ciò che viene dall’esterno senza lasciarsi schiacciare, accogliendo la realtà così come è e arricchendola con la nostra incisiva presenza e con ciò che soltanto noi possiamo regalare al mondo (perché siamo unici). E dall’altra parte, avere cura della propria interiorità, così preziosa e amabile, accogliendosi per quello che si è e conservando nella stanza del proprio cuore le persone che amiamo, le esperienze belle che viviamo e tutte quelle cose ricevute come un dono, per restituire al mondo e agli altri il dono che noi stessi siamo.

15 gennaio-Dolore

Di fronte al dolore degli altri rimaniamo spesso ammutoliti. È normale che sia così, è indice del fatto che siamo umani, ma non dobbiamo fare in modo che diventi una scusa per allontanarsi solo perché non sappiamo cosa dire o come comportarci. Ma poi chi l’ha detto che bisogna sempre dire qualcosa? Quante domande inopportune, consigli non richiesti, intenti consolatori che, pur in buona fede, a volte non consolano per niente, anzi.

Se non sai cosa dire, ascolta.
In silenzio, senza interrompere, senza fretta e ansia.

Se non sai cosa dire, osserva.
Guarda negli occhi, e non altrove. Cerca i dettagli nascosti, ciò che le parole non riescono a esprimere o che il cuore non può rivelare.

Se non sai cosa dire, agisci.
Prova a capire se puoi fare qualcosa, e poi fallo. E se non puoi fare niente, semplicemente, rimani accanto.

Se non sai cosa dire, abbraccia.
O dai una carezza. Sicuramente non sbaglierai.

Se non sai cosa dire, non dire nulla.
Soltanto, fai in modo di esserci. Non sparire, lasciando l’altro da solo, che magari i problemi rimangono, ma con qualcuno accanto si riesce a viverli.

Se non sapete cosa dire, dite soltanto: “ci sono io.” E poi siateci.

18 gennaio-Nel tuo amore

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Il tuo sguardo posato su di me.
La tua presenza mi avvolge.
Ogni mio respiro diventa il tuo
e tutti i battiti del mio cuore
sono la musica
che hai composto per me
per dirmi che mi ami.
E non vorrei altro se non rimanere qui
nel tuo amore.
Con Te sempre e in ogni istante.
Tu, l’unica ragione
e l’unico rimedio
alla mia umana nostalgia.

21 gennaio-Abbracci

Pare che oggi sia la “giornata degli abbracci”. Penso che tutti, però, dovrebbero avere la possibilità e la fortuna di ricevere almeno un abbraccio ogni giorno. Perché abbracciare è sempre un gesto vivificante, a qualsiasi età e in ogni occasione.

Penso agli abbracci che ricevo ogni giorno, non potrei farne a meno, e al privilegio di essere parte di una famiglia, dove gli abbracci non si contano.

Penso agli abbracci che non potrò più dare alle persone che non ci sono più ma da cui mi sento ancora abbracciata, anche se in un modo diverso e impercettibile ai sensi.

Penso agli abbracci che non ho avuto il coraggio di dare, a quelli che ho ricevuto inaspettatamente e alla gioia pura del ricambiarli.

Penso agli abbracci attesi per tanto tempo, che per questo motivo sono ancora più speciali, alle persone che non posso abbracciare adesso perché sono lontane ma talmente presenti al cuore e alla mente che è come essere costantemente avvolti da un abbraccio senza fine.

Penso a quel periodo della mia vita in cui gli abbracci non potevo sentirli come dovuto, e alla felicità provata quando ho potuto rivivere quella sensazione che l’abbraccio trasmette: quella di essere vicino al cuore di chi stai abbracciando, e di averne ricevuto un pezzettino per prendertene cura, lasciando in cambio un pezzetto del tuo. Perché un abbraccio vuol dire questo: ti proteggerò sempre, tu, che sei parte di me.

#lampidipoesia

 

 

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